Da Catone «il Censore» a Baghdad, da Valencia a Cremona passando per il matrimonio di Bianca Visconti e le vicende di un trovatello della provincia piemontese. Tutta l’affascinante storia del torrone in pochi momenti cruciali
Le vere origini del torrone sono ancora avvolte nel mistero. La più celebre delle barrette dolci è infatti un prodotto “ancestrale”, una di quelle invenzioni gastronomiche che hanno segnato la storia della cucina da tempo immemore.
Pensateci, il torrone è il più semplice dei dolci: miele (la prima e per millenni unica fonte di zucchero in cucina), semi tostati e pane non lievitato (ostia). In questa apparente semplicità si celano, tuttavia, la perizia delle lavorazioni, nonché la fondamentale scelta delle materie prime: segreti che si tramandano di generazione in generazione, forgiando quell’aura antica e misteriosa che ancora oggi il torrone, dopo millenni, riesce a trasmettere.
Quali sono le principali tappe della storia del torrone?
Proseguiamo il nostro viaggio nel tempo e dall’antica Roma viaggiamo fino alla Baghdad del IX secolo, a pochi chilometri dall’antica Babilonia, una città fiorente e multietnica, capitale del mondo islamico nei secoli della sua massima fioritura culturale ed economica.
Pare che all’epoca, l’antenato dell’odierno torrone si usasse come rimedio medicamentoso.
IX Secolo – Baghdad
Non possiamo essere più precisi con le date, ma è sicuramente tra il IX e il XII secolo che il torrone – o una sua forma arcaica – comincia la sua avventura mediterranea.
Sono gli arabi a diffonderne il verbo attraverso i loro dotti trattati di medicina che – con qualche millennio di anticipo – descrivevano gli effetti di una buona dieta sull’umore e sulla salute in generale.
Negli scritti di due medici di Baghdad, le Tavole della salute di Ibn Buṭlān e il Cammino dell’esposizione di ciò che l’uomo utilizza di Ibn Jazla, si trovano descrizioni di dolci secchi e croccanti composti di miele e zucchero cotti con mandorle, pistacchi e noci.
Sebbene non si possa dire che questo amalgama fosse davvero torrone, tuttavia l’idea è già feconda. Tanto che nel XIII secolo il medico Al-Baghdadi, rioprendendo le ricette dei suoi colleghi scriverà: «Sciogli lo zucchero in acqua e fallo addensare bollendo, poi versalo su un piano, battilo e tiralo finché diventa bianco, impastaci pistacchi o mandorle, taglialo in stecche o rombi e dallo a chi vuoi».
A proposito, quali erano gli effetti di questa meraviglia (chiamata dai suoi autori «halva» o «qubbayt») sulla salute uamana? Secondo Ibn Buṭlān combatteva la tosse, le febbri e i dolori reumatici.