Storia del torrone: l’epoca Romana

Da Catone «il Censore» a Baghdad, da Valencia a Cremona passando per il matrimonio di Bianca Visconti e le vicende di un trovatello della provincia piemontese. Tutta l’affascinante storia del torrone in pochi momenti cruciali

Le vere origini del torrone sono ancora avvolte nel mistero. La più celebre delle barrette dolci è infatti un prodotto “ancestrale”, una di quelle invenzioni gastronomiche che hanno segnato la storia della cucina da tempo immemore.

Pensateci, il torrone è il più semplice dei dolci: miele (la prima e per millenni unica fonte di zucchero in cucina), semi tostati e pane non lievitato (ostia). In questa apparente semplicità si celano, tuttavia, la perizia delle lavorazioni, nonché la fondamentale scelta delle materie prime: segreti che si tramandano di generazione in generazione, forgiando quell’aura antica e misteriosa che ancora oggi il torrone, dopo millenni, riesce a trasmettere.

Quali sono le principali tappe della storia del torrone?

Iniziamo con gli antichi romani. Sappiamo bene quanto i nostri avi amassero mangiare, circondarsi di banchetti e organizzare simposi. Da qui a trattare tradizioni gastronomiche negli scritti dell’epoca, il passo è breve.

Catone160 A.C. – Roma

Marco Porcio Catone, chi era costui? Tutti lo conosciamo nella sua veste di politico romano dall’indole severa e irreprensibile. Pochi sanno, tuttavia, che fu anche scrittore: il suo De agri cultura del 160 a.C. è un capolavoro della latinità arcaica. A noi, più che le antiche e virili pratiche agricole dei Romani, interessa in particolare la descrizione di un piatto cartaginese. Catone racconta infatti di una delizia di miele, farina, uova e formaggio fresco. Sebbene non si abbia la certezza assoluta che questo fosse il nostro dolce preferito, tuttavia l’essenza del torrone è quella che ritroviamo intatta ai giorni nostri. Una conferma, comunque, che il torrone nacque in piena area mediterranea e avrebbe usato il mare per diffondersi in Medioriente e in Europa meridionale.

Ecco il “torrone” secondo la ricetta di Catone:
«Mettete nell’acqua una libra di farina, versate in un mastello pulito, aggiungete mezza libra di miele, un uovo e tre libre di formaggio fresco: mescolate bene il tutto e fatela cuocere in una pentola nuova.»

Roma e le Cupedie

Da incredibili gourmet quali erano, i Romani non si lasciarono certo sfuggire l’occasione di migliorare la ricetta di Catone.
Passando dal De Agricoltura agli epigrammi di Marco Valerio Marziale – poeta latino del I secolo d.C. – veniamo a conoscenza di un dolce assai particolare: la cupedia, che in latino suonava come «desiderata», giusto per capire quanto piacesse ai nostri golosi antenati.

Da quanto si apprende dai ricettari antichi, la cupedia (la cui leggenda vuole fosse un dolce preparato dai Sanniti per nutrire i prigionieri Romani durante la seconda guerra sannitica 326 – 304 a.C.) era un dolce a base di farina di farro o grano, acqua, miele e uova a cui, secondo le tradizioni del territorio, ciascun popolo aggiungeva qualche altro ingrediente.

copate-senesiLe cupedie divennero famose soprattuto in Italia Meridionale, particolarmente nella regione Irpino-Sannitica. Il dolce amalgama di miele e semi tostati poteva infatti essere completato dall’aggiunta delle nocciole avellane, già celebri all’epoca, chiuse da dischi di ostia o pane.

Ancora oggi, le romane cupedie, chiamate poi con il nome di cupete, copete e anche qubbayte sotto l’influenza araba, sono dolci tipici della tradizione italiana, migrati dal Sud fino a raggiungere Siena (le celebri copate) e addirittura la Liguria e il Piemonte (dove sono tradizionalmente chiamate copette).

Scopri le date da ricordare nella storia del torrone:

160 A.C. – l’epoca romana

IX secolo D.C. – l’antica Baghdad

XIII secolo D.c. – la reconquista Andalusa

1441 – Cremona e i Visconti

1885 – Grinzane Cavour